FAQ
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- Eespropriazione per pubblica utilità
- Opera pubblica e opera di pubblica utilità
- Quali beni possono essere espropriati e quali no
- Il procedimento di espropriazione per pubblica utilità
- Il vincolo preordinato all’esproprio
- La dichiarazione di pubblica utilità
- Il calcolo provvisorio dell’indennità di espropriazione e il decreto
- I criteri per valutare la legittimità di un provvedimento di espropriazione per pubblica utilità
- I criteri per la determinazione del giusto indennizzo
Cos'è l’espropriazione per pubblica utilità?
L’esproprio per pubblica utilità può essere considerato un trasferimento coattivo di un bene o di un diritto da un soggetto (l’espropriato) ad un altro (l’ente espropriante). Tale trasferimento avviene tramite pagamento di un indennizzo. L’espropriazione consente la realizzazione di opere pubbliche o di pubblica utilità.
La procedura termina con l’emissione del decreto di esproprio mediante il quale viene trasferito il bene. Questo è finalizzato alla realizzazione dell’opera pubblica o opera di pubblica utilità.
Quali sono le differenze tra opera pubblica e opera di pubblica utilità?
L’articolo 1 del T.U. Dpr 327/2001, stabilisce che lo stato può espropriare “beni immobili o diritti su tali beni per l’esecuzione di opere pubbliche o di pubblica utilità. Si considera opera pubblica o di pubblica utilità anche la realizzazione degli interventi necessari per l’utilizzazione da parte della collettività di beni o di terreni, o di un loro insieme, di cui non è prevista la materiale modificazione o trasformazione”.
È bene distinguere l’opera pubblica dall’opera di pubblica utilità (Cons. Stato, VI 14 Gennaio 2004, n. 74).
L’opera pubblica soddisfa i bisogni dell’intera collettività mediante una fruizione collettiva e indifferenziata (es. strade, ponti, ospedali ecc).
L’opera di pubblica utilità soddisfa i bisogni di singoli soggetti mediante un godimento esclusivo e non collettivo (edilizia residenziale, opere di comunicazione elettronica ecc).
Quali beni possono essere espropriati e quali non lo sono?
Tutti i beni immobili possono essere oggetto di esproprio per pubblica utilità, salvo però alcune eccezioni.
L’art. 4 del T.U. espropri differenzia alcuni beni che non sono espropriabili ed altri che sono espropriabili solo in casi specifici.
Si tratta in particolare dei beni:
I beni che appartengono al Demanio Pubblico non possono essere espropriati fino a quando non viene definita la sdemanializzazione;
I beni gravati da uso civico non possono essere espropriati o asserviti coattivamente se non viene pronunciato il mutamento di destinazione d’uso, fatte salve le ipotesi in cui l’opera pubblica o di pubblica utilità sia compatibile con l’esercizio dell’uso civico;
I beni appartenenti al patrimonio indisponibile dello stato o di altri enti pubblici possono essere espropriati solo per perseguire un interesse pubblico di rilievo superiore a quello soddisfatto in precedenza;
I beni di proprietà della Santa sede come elencati agli articoli 1, 14 , 15 e 16 della legge 810/1929 se precedentemente non vi è un accordo con la stessa;
Gli edifici aperti al culto salvo preventivi accordi con vari istituti religiosi.
Qual'è il procedimento di espropriazione per pubblica utilità?
La normativa relativa al procedimento di espropriazione per pubblica utilità, in seguito alla modifica eseguita con il DPR 327/2001 è totalmente disciplinata dal T.U. espropri e si applica in tutte le procedure di esproprio.
La procedura si articola in tre distinte fasi che culminano, in genere, con un accordo bonario di cessione volontaria e successiva emissione del decreto di esproprio da parte dell’ente espropriante, come si evince dall’art. 8 del T.U. espropri:
- Verifica urbanistica generale dell’opera da realizzare;
- Controllo della presenza della dichiarazione di pubblica utilità;
- Esamina della determina dell’indennità di esproprio, anche se provvisoria.
Cos'è vincolo preordinato all’esproprio?
La prima condizione da verificare è l’identificazione geografica ed urbanistica, in seguito ad un’approfondita analisi territoriale, del luogo su cui sarà realizzata l’opera pubblica o di pubblica utilità. Successivamente verrà notificato, ad ogni proprietario del bene oggetto di esproprio e sul quale si intende apporre un vincolo preordinato ad esso, un avviso di avvio del procedimento nelle modalità previste agli artt. 11 e 16 del T.U. espropri.
Con l’approvazione del piano urbanistico generale, o di una sua variante, il bene diventa vincolato ai sensi dell’art. 9 e 10 del T.U. Il vincolo ha durata quinquennale termine entro il quale dev’essere attuato il provvedimento di pubblica utilità.
Cos'è la dichiarazione di pubblica utilità
È un provvedimento autoritativo predisposto dall’ente espropriante e dev’essere concretizzato entro 5 anni dall’apposizione del VPE. Questa si considera disposta, ai sensi dell’art. 12 T.U. espropri quando:
viene approvato a tutti gli effetti il progetto definitivo dell’opera pubblica o di pubblica utilità, ossia le singole parti che lo compongono: piano particolareggiato, il piano di lottizzazione, il piano di recupero, il piano di ricostruzione, il piano delle aree da destinare a insediamenti produttivi, ovvero quando è approvato il piano di zona.
Con la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera interessata, talvolta può essere definito il termine conclusivo entro il quale il decreto di esproprio definitivo debba essere emesso.
Il calcolo provvisorio dell’indennità di espropriazione e il decreto
“Divenuto efficace l’atto che dichiara la pubblica utilità, l’autorità espropriante ha a disposizione trenta giorni per redigere un elenco dei beni oggetto di esproprio, e dei relativi proprietari, indicando le somme offerte in qualità di indennità provvisoria”, come sancito da articolo 20, primo comma, del T.U. espropri.
I singoli interessati, a seguito della notifica ricevuta, hanno a loro a volta 30 giorni di tempo per la presentazione di osservazioni scritte, che saranno poi valutate dall’autorità espropriante. L’importo verrà comunicato al proprietario e al beneficiario dell’esproprio nelle forme previste degli atti processuali civili.
Accettando le indennità provvisorie proposte, il soggetto interessato, riceverà l’80% della somma a lui dovuta dopo aver fornito all’ente i documenti attestanti la piena e libera proprietà del bene entro 60 giorni dall’accettazione. Successivamente, l’ente espropriante, provvederà alla redazione dei frazionamenti dei terreni oggetto di esproprio con successivo conguaglio finale delle indennità ed emissione del decreto di esproprio.
Quali sono i criteri per valutare la legittimità di un provvedimento di espropriazione per pubblica utilità?
Un bene ha la possibilità di essere espropriato solo quando è presente un interesse pubblico. Un terreno o un fabbricato oggetto di esproprio, al termine della procedura, diventa di proprietà dello Stato ed il proprietario ne perde ogni diritto.
Il soggetto che subisce l’esproprio ha la facoltà di “controllare” che l’iter di esproprio sia stato svolto nel modo corretto. Può capitare, alcune volte, che al termine della procedura, l’ente espropriante non proceda con l’aggiornamento catastale dei beni oggetto di esproprio. In questo caso bisogna sollecitare l’ente affinché provveda all’aggiornamento immediato al fine di evitare il pagamento di tasse fiscali come IMU ed ICI.
Quali sono i criteri per la determinazione del giusto indennizzo?
Per ogni ditta interessata dalla procedura di esproprio, l’ente deve quantificare un indennizzo (comunemente chiamata indennità provvisoria) data dal valore venale del bene moltiplicato per la superficie oggetto di esproprio.
Il proprietario, nei successivi sessanta giorni, ha la facoltà di accettare quanto stabilito dall’autorità e chiedere il nuovo conteggio delle indennità in virtù della reale destinazione del bene, oppure opporsi e chiedere la nomina della terna secondo l’Art. 21 del T.U. dpr 327/2001.
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